25 Aprile 2024

Storie dal mondo

Quell’Europa che rifiuta di proteggere i rifugiati dell’Asia Centrale

La consuetudine a una narrazione ostile ai migranti e la diffusa islamofobia stanno generando una gerarchia di diritti nella concessione dell’asilo politico. E, a fronte della crescente complessità che riguarda la gestione dei rifugiati nelle democrazie europee, assistiamo a un’agenda politica che riconosce ad alcuni richiedenti asilo un più urgente diritto di venire accolti. Tutto ciò a discapito di altri, che da varie parti del mondo raggiungono i “nostri” confini. A volte soltanto per aver espresso opposizione al Governo del proprio Paese.

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Haiti senz’acqua, poco cibo e nella trappola delle bande armate

Dilaniata da disastri naturali e da un’endemica fragilità politico-economica, la popolazione haitiana è allo stremo. Dopo due terremoti, uragani, colpi di Stato mortali e il controllo del territorio da parte di gang criminali e violente, l’isola caraibica sembra non avere vie di uscita per affrancarsi da un continuo stato di bisogno. I migranti che fuggono dal Paese sono sempre di più, alla ricerca di una sopravvivenza impossibile nella loro patria. Sulle ceneri di una colonizzazione pagata cara e di ingerenze straniere, Haiti fatica a trovare una strada per l’emancipazione e lo sviluppo.

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Il giornalismo internazionale si mobilita per i colleghi afghani

Lo scorso agosto i talebani hanno riconquistato il potere, mettendo sotto scacco le libertà fondamentali tra cui quella di stampa. Molti giornalisti si sono ritrovati a dover lasciare il lavoro e fuggire all’estero, o rimanere in Afghanistan a rischio della vita. La situazione delle donne impegnate nel giornalismo desta tuttora particolare apprensione, per la loro appartenenza di genere e per la professione svolta. Alla luce di questo allarmante quadro, associazioni e testate giornalistiche di tutto il mondo hanno lanciato iniziative di solidarietà per supportare con ogni mezzo i colleghi e le colleghe afghane.

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Crimea, annessione alla Russia ha moltiplicato gli arresti di attivisti

Alla fine di agosto i media crimeani hanno dato la notizia del danneggiamento non meglio specificato di un gasdotto nelle vicinanze del villaggio di Perevalnoye. Nonostante la vaghezza di queste prime informazioni, dopo pochi giorni le forze di sicurezza russe hanno arrestato più di 40 persone, tutti tatari crimeani, principalmente con l’accusa di sabotaggio del gasdotto. Secondo alcune testimonianze, le persone trattenute hanno subito violenze e anche torture. Tra loro, Nariman Dzhelyal, portavoce del movimento tataro crimeano, aperto sostenitore di metodi di lotta non violenta.

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Afghanistan, le rotte circolari che i migranti preferiscono all’Europa

Alla luce degli ultimi sviluppi in Afghanistan, il mondo intero teme un nuovo flusso migratorio di massa. Tuttavia, un’analisi più approfondita dimostra come questa sia solo una concezione erronea della situazione e che le origini della migrazione – sia interna che esterna – siano da lungo tempo radicate nella cultura e nell’economia afghana. L’autore ripercorre le tappe e le motivazioni che hanno portato alcuni giovani di lingua turkmena, da lui intervistati, a emigrare in Turchia – destinazione d’elezione – offrendo una visione della questione slegata dagli avvenimenti recenti.

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Desaparecidos: Enrico Calamai, diplomatico al servizio della verità

In occasione della Giornata internazionale dei desaparecidos del 30 agosto, Voci Globali ha raccolto la preziosa storia del diplomatico italiano Enrico Calamai. Enrico è stato viceconsole in Argentina tra il ’72 e il ’77, ed è stato nel Cile del golpista Pinochet. Grazie a lui e ad altri collaboratori si è potuta costruire una rete di informazioni, collaborazioni e aiuti che ha permesso di salvare centinaia di persone: esuli e rifugiati. Oggi Calamai è impegnato nel denunciare la condizione dei desaparecidos contemporanei: i migranti.

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La crisi in Afghanistan, quali scenari si aprono per il Medio Oriente

Il ritorno al potere dei talebani in territorio afghano sta scuotendo il mondo. Sebbene l’avanzata stesse proseguendo da qualche tempo, la presa di Kabul si è consumata nel giro di poche ore lasciando alle autorità statunitensi – presenti nel Paese da 20 lunghi anni – solo la possibilità di una fuga precipitosa. E lasciando ai cittadini ben poche, e disperate, possibilità di salvezza. Tutto questo si sta consumando all’interno di un quadro politico ed economico complesso che coinvolge l’intera regione mediorientale. Gli interessi in gioco sono molteplici e le conseguenze, per lo più nefaste, sono visibili all’orizzonte.

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La carenza di scienziate è un problema per la salute delle donne

Studi recenti dimostrano come la presenza di donne scienziate e inventrici all’interno di gruppi di ricerca e innovazione porti ad un maggiore focus su brevetti medici che riguardano proprio l’assistenza sanitaria femminile. Gli stessi studi dimostrano che i gruppi di ricerca a maggioranza maschile si concentrano su problematiche che affliggono prevalentemente gli uomini. Il problema di base è che la percentuale di donne scienziate è ancora troppo basso e questo penalizza la ricerca volta alla creazione di dispositivi innovativi dedicati a problematiche femminili.

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Haiti, l’assassinio di Moïse e gli effetti sulla campagna vaccinale

Il recente omicidio avvenuto nell’isola caraibica è un amaro promemoria di come simili azioni possano portare con sé gravi conseguenze. Data la precarietà politica e sociale di Haiti, la cui storia è contrassegnata da crisi continue e conseguente instabilità, si temono nuovi rischi. A risentirne di più potrebbe essere la campagna vaccinale contro il Covid-19, di per sé già carente. Alla luce di ciò, l’articolo ripercorre le tappe più importanti del Governo di Moïse mettendo in risalto come tutti i problemi dell’isola sembrino essere legati da un filo comune e come ora siano aggravati da questo violento episodio.

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Moschea al-Aqsa, testimonianza dalla Gerusalemme divisa in due

L’autore di questo articolo, ricercatore presso la Lancaster University, si è recato a Gerusalemme per osservare i rapporti tra israeliani e palestinesi in città. Si è trovato a essere testimone diretto dei recenti episodi che sono poi rimbalzati sui media e sui social di tutto il mondo. Nel suo resoconto, sono evidenti da un lato le pressioni e provocazioni delle autorità israeliane durante il mese del Ramadan, dall’altro le proteste pacifiche e creative dei giovani attivisti palestinesi durate fino al cessate il fuoco tra Israele e Hamas, dichiarato il 21 maggio e compromesso poche ore dopo.

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