18 Aprile 2024

L’hijab, cinque verità che stravolgono i luoghi comuni

[Traduzione a cura di Luciana Buttini dall’articolo originale di  pubblicato su The Conversation]

Le Olimpiadi di Rio 2016 si sono rivelate non solo una piattaforma per le abilità sportive, ma hanno anche contribuito a scuotere alcuni pregiudizi culturali conservati a livello tradizionale.

In Occidente, gli abiti della tradizione musulmana come ad esempio l’hijab appaiono agli occhi di molti come un segno di oppressione maschile nei confronti delle donne. Tuttavia la questione non è così semplice: molte donne scelgono di indossare l’hijab come segno di fede, femminismo, o semplicemente perché lo vogliono.

Recentemente, la decisione della giocatrice egiziana diciannovenne di pallavolo Doaa Elghobashy di indossare un hijab mentre gareggiava contro la Germania ha fatto scalpore. La divisa di squadra sua e della compagna Nada Meawad, costituita da una maglietta a maniche lunghe e pantaloni lunghi fino alle caviglie, erano già apparsi in “netto contrasto” con i bikini indossati dalle giocatrici tedesche, tuttavia è stato proprio sull’hijab di Elghobashy che si è focalizzata l’attenzione dei media.

Doaa Elgobashy alle Olimpiadi di Rio 2016
Doaa Elgobashy alle Olimpiadi di Rio 2016

Elgobashy e Meawad sono state la prima squadra a rappresentare l’Egitto nella pallavolo alle Olimpiadi e, stando alle parole di Elgobashy, l’hijab che indossa da dieci anni “non mi impedisce di fare le cose che amo“.

La determinazione e l’abilità sportiva mostrate da Elgobashy sono esattamente il contrario della credenza secondo la quale tutte le donne musulmane che indossano l’hijab sono passive e oppresse. Il sostegno e l’approvazione che l’hijab di Elgobashy ha anche ricevuto sono in netto contrasto con il divieto di indossare il burkini in diverse città francesi – anche se a guardarle, entrambe le divise coprono la stessa quantità di corpo.

Oggi molte donne musulmane indossano l’hijab e altri abiti tradizionali per contestare la credenza che siano simboli di controllo. Infatti, ci sono diverse verità che rivelano le motivazioni sugli abiti musulmani e il loro uso. Verità che la società deve ascoltare.

1. Le donne non sono costrette ad indossare l’hijab

Alcune donne scelgono di indossare l’hijab perché si tratta di una tradizione nazionale del loro Paese d’origine o perché rappresenta la norma nella loro regione, città o Paese. Altre lo indossano per dimostrare il loro impegno nel vestirsi con modestia e per motivi religiosi. Così come ogni altro capo d’abbigliamento, alcune donne indossano l’hijab in determinate occasioni, come eventi familiari o comunitari, o durante particolari ore del giorno e lo tolgono in altri momenti. Ad esempio lo indossano per andare e tornare da scuola o da lavoro ma lo tolgono mentre studiano o lavorano.

Solo una piccola minoranza può affermare di essere costretta ad indossare l’hijab. Tuttavia, molti studi rivelano che in realtà le donne musulmane scelgono di indossare l’hijab come un modo per mostrare auto-controllo, potere e rappresentanza.

2. Non sono sessualmente oppresse

Molte donne che indossano l’hijab hanno affermato di portare il velo non come simbolo di controllo da parte di un uomo, quanto piuttosto per sostenere i propri ideali femministi. Per molte donne musulmane, indossare un hijab è un modo per avere il controllo del proprio corpo e per rivendicare una posizione che contesta i modi in cui le donne sono emarginate dagli uomini.

Una ricerca ha rivelato che indossare un hijab non ci dice molto riguardo la probabilità di donne musulmane di avere un fidanzato e rapporti sessuali all’interno della relazione. Anzi, alcune giovani donne hanno affermato che avrebbero indossato l’hijab per avere maggiori possibilità che questo accada.

Malala Yousafzai, attivista pakistana che ha ricevuto il Premio Nobel, indossa l'hijab.
Malala Yousafzai, attivista pakistana che ha ricevuto il Premio Nobel, indossa l’hijab.

3. Non hanno maggiori probabilità di essere legate al terrorismo

Dopo l’11 settembre, la negativa copertura mediatica delle comunità musulmane, insieme alle politiche governative antiterrorismo in molti Paesi occidentali, ha demonizzato ulteriormente i musulmani. Uno studio britannico ha rivelato che le politiche del Governo hanno provocato verso di loro controlli ingiustificati, ad esempio nell’ambito della sicurezza negli aeroporti. Hanno anche dimostrato di aver creato ulteriori tensioni e divisioni tra le comunità musulmane e la polizia.

Per alcune donne che indossano l’hijab, l’odio nei confronti delle comunità musulmane le ha spinte a non indossare più il velo dopo gli attacchi terroristici, come quelli di Londra del 7 luglio 2005, al fine di ridurre al minimo la possibilità di subìre razzismo. Tuttavia, allo stesso tempo altre hanno iniziato ad indossare l’hijab per mostrare il loro impegno a favore della propria fede religiosa. Perciò l’hijab non può essere considerato un simbolo fisso, ma appare molto più flessibile e mutevole – e sicuramente non può essere considerato un segnale di attività terroristica.

4. Non si tratta di una divisione tra l’Occidente e “gli altri”

Esistono svariati stili, colori e forme di hijab compresi i diversi modi di indossarlo. C’è anche un crescente commercio internazionale della moda musulmana che interessa in particolare le donne più giovani. Sotto molti aspetti, l’hijab è simile a ogni altro capo d’abbigliamento con le imprese che commercializzano diversi stili e marchi al fine di massimizzare le vendite.

Patriottismo, politica e hijab si uniscono ad un raduno democratico negli Stati Uniti. EPA
Patriottismo, politica e hijab si uniscono ad un raduno democratico negli Stati Uniti. EPA

Questo commercio globale della moda supera i confini nazionali e regionali. Si tratta, infatti, di massimizzare il mercato piuttosto che rafforzare le divisioni tra l’Occidente e il “resto”, i musulmani. Piuttosto che chiederci perché una donna indossa un hijab e rafforzare così la differenza, dovremmo chiederci da quale negozio del centro o rivenditore online ha acquistato il suo abito e che cosa l’ha attirata a questo marchio. Per alcune donne, tali quesiti sono molto più pertinenti e sono in grado di rivelarci la loro personalità.

5. L’hijab non è qualcosa da temere

Un rapporto sulle violenze contro i musulmani in Inghilterra, pubblicato recentemente, ha rivelato che più del 60% delle vittime sono donne, e il 75% di queste erano chiaramente musulmane che indossavano probabilmente qualche forma di copricapo. Rispetto agli uomini le donne musulmane avevano anche maggiore probabilità di subìre attacchi sui mezzi pubblici o durante lo shopping. La stragrande maggioranza dei responsabili di questi attacchi erano uomini bianchi, motivati da stereotipi. Così piuttosto che averne paura, è più probabile che le donne che indossano l’hijab possano temere gli altri.

Le donne musulmane indossano l’hijab per svariate ragioni, ognuna delle quali può cambiare nel tempo. Questo vale se la donna che lo indossa è un’attivista della comunità, un’atleta olimpica come Elghobashy, una dottoranda, una madre di bambini piccoli, oppure alcuni di questi motivi o tutti. Qualsiasi motivazione la società attribuisca al velo non sarà mai giusta per ogni singola donna, ed è per questa ragione che dobbiamo iniziare a cambiare il modo in cui l’abbiamo guardato finora.

Luciana Buttini

Laureata in Scienze della Mediazione Linguistica e Specializzata in Lingue per la cooperazione e la collaborazione internazionale, lavora come traduttrice freelance dal francese e dall'inglese in vari ambiti.

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