19 Aprile 2024

Perché i leader arabi vogliono un cessate il fuoco a Gaza ma non in Siria?

[Nota: Traduzione dall’articolo originale di Ahmed E.Souaiaia, pubblicato su openDemocracy, a cura di Giorgio Guzzetta. I post pubblicati in questi giorni su Gaza e la Siria vanno intesi come approfondimenti nel tentativo di capire, senza pretesa di possedere alcuna “verità” rispetto a queste tragedie che riteniamo meritino il più grande rispetto.]

Negli ultimi venti mesi, sono morte in Siria mediamente più di cento persone al giorno: molti di questi decessi sono di civili. Il governo siriano sostiene di combattere contro terroristi finanziati dai governi arabi e dal governo islamista turco. I ribelli affermano invece di lottare contro un regime anti-democratico. I governi dell’Arabia Saudita e del Qatar continuano a dire che Bashir Assad dovrebbe lasciare il potere o essere rimosso con la forza perchè il popolo siriano vuole che se ne vada. Però trascurano il fatto che i popoli arabi vogliono che anche loro se ne vadano, non solo Assad.

Ormai da diversi giorni, Israele e Gaza si sono bombardati tra loro causando la morte di 70 persone (67 palestinesi e 3 israeliani), ferendo molti altri palestinesi (600 almeno), distruggendo centinaia di case e palazzi. Fin dal lancio del primo missile, i governi arabi hanno fatto pressione affinchè Egitto e Turchia mediassero un cessate il fuoco e hanno invocato l’intervento delle organizzazioni internazionali affinché “mettessero fine all’aggressione israeliana.” L’emiro del Qatar, principale fornitore di armi ai miliziani siriani, si è recato in Egitto per convincere il presidente Morsi a fare pressione affinchè finisse la violenza in Gaza. Cosa sta a significare? Forse che i governi arabi finalmente abbandonano la violenza e si convertono alla pace?

Mentre alcuni Paesi, tra cui anche Russia e Cina, spingono per un cessate il fuoco in Siria, la maggioranza dei governi arabi appoggia un neonato gruppo chiamato Coalizione Nazionale Siriana delle Forze Rivoluzionarie di Opposizione [SNCORF]. Questi ultimi si sono impegnati a continuare a combattere il regime e insistono che non negozieranno né accetteranno un cessate il fuoco finché Assad non verrà cacciato e le sue forze di sicurezza totalmente smobilitate. Non molto tempo fa, il cessate il fuoco proposto da Lakhdar Brahimi, inviato dell’ONU, per permettere di celebrare pacificamente una festività religiosa, non è stato rispettato. D’altra parte, solo cinque giorni dopo lo scoppio della violenza a Gaza, gli arabi si sono improvvisamente manifestati a favore della pace, chiamando a raccolta i leader di tutto il mondo per fare pressioni su Israele.

I leader arabi dimostrano di usare due pesi e due misure, perdendo in questo modo qualsiasi credibilità. Appare sempre più chiaro come si servano del sangue dei civili per realizzare i propri scopi politici. Inoltre, suggerendo che la vita e la dignità degli arabi può essere calpestata da altri arabi ma non dagli israeliani, mandano un messaggio razzista. Si indignano quando Israele attacca gruppi armati, ma forniscono armi a gruppi islamisti che prolungano la guerra civile in Siria. Vogliono far credere al mondo che Israele sia un aggressore per aver causato la morte di 67 civili, ma al contempo armano fazioni in Siria che vogliono prolungare una guerra che ha ucciso circa 50.000 persone. Bisogna ricordare loro che le vittime, come le aggressioni, non appartengano a una cultura in particolare, a una razza, a una religione. Una vittima rimane una vittima indipendentemente dall’identità dell’aggressore, e l’oppressione è oppressione indipendentemente da chi sia l’oppresso.

I governi arabi stanno usando la tragica situazione palestinesi a scopi politici, e stanno denigrando gli israeliani per gli stessi atti crudeli che gli arabi si infliggono tra loro. Vogliono che il conflitto a Gaza finisca perchè mette in risalto la loro impotenza, mentre vogliono che la guerra in Siria continui perchè fa il loro gioco, protegge i loro interessi grettamente settari e nazionalistici. Vogliono che la guerra in Gaza finisca per evitare di dover consegnare ai palestinesi le armi destinate ai ribelli siriani. La doppiezza dell’atteggiamento dei leader arabi tradisce la loro ipocrisia e la loro politica di potenza.

Giorgio Guzzetta

Accademico errante, residente a Roma dopo vari periodi di studio e lavoro all'estero (Stati Uniti, Inghilterra e Sudafrica). Si è occupato di letteratura italiana e comparata, globalizzazione culturale, Internet e nuovi media. Occasionalmente fa traduzioni dall'inglese e dal francese.

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