29 Marzo 2024

A Parigi il Festival delle culture islamiche

Dal 7 al 17 settembre si svolgerà a Parigi il sestoFestival des cultures d’Islam, il cui tema principale quest’anno sarà, inevitabilmente, l’Islam e gli Stati Uniti a dieci anni dall’11 settembre.

Guardando il programma, sono molte le cose interessanti che incuriosiscono di questi dieci giorni di eventi. Intanto Allah made me funny , spettacolo che ha avuto un grande successo (negli Stati Uniti ma non solo ) e che verrà presentato il 13 settembre in due versioni: il film nel pomeriggio e la sera dal vivo in teatro.
Il 14, si parlerà invece del progetto Park 51, un centro che sarà aperto a due isolati da Ground Zero, a servizio di tutti gli abitanti di Manhattan. Ma l’intenzione che sta dietro questo progetto è soprattutto quella di offrire nuove prospettive ai musulmani americani e presentare nuovi punti di vista sugli stessi. Sarà un centro sociale, culturale e di intrattenimento aperto a tutti, e comprenderà un auditorium, un ristorante, una biblioteca, una piscina, alcune sale riunioni, un memoriale per le vittime dell’11 settembre e una sala di preghiera che potrà contenere fino a 2000 fedeli.
La serata sarà anche l’occasione per discutere del ruolo dell’Islam nella città e nella società americana del dopo 11 settembre.

Stuzzicante a questo proposito anche la possibilità di vedere alcuni episodi di Little Mosque on the Prairie, una serie televisiva canadese in cui si racconta la storia della comunità musulmana del paesino di Mercy (inventato), opera della scrittrice e regista anglo-canadese di origini pakistane Zarqa Nawaz. Le puntate saranno trasmesse in diversi momenti del Festival, ma sopratutto in occasione della ‘Notte delle serie televisive’, presentata da Rokhaya Diallo venerdì 16 a partire dalle 22,30, insieme ad altre programmazioni a puntate.

Infine, last but not least, segnalerei la serata conclusiva del 17 dedicata al punk islamico, altrimenti noto come movimento Taqwacore (contrazione ‘taqwa’ che significa più o meno ‘pietà’ o ‘timore di Dio’ e ‘hardcore’), una tendenza musicale che si è affermata negli ultimi anni negli USA. Il nome è stato inventato da Michael Muhammad Knight, che su tale fenomeno e sui nuovi giovani musulmani, ha scritto anche un libro, ‘Blue Eyed Devil’. Un fenomeno a quanto pare molto popolare tra i giovani musulmani americani.

In un’intervista, Michael Muhammad Knight ha spiegato che l’idea del libro è nata da un disagio:
a quel tempo mi vedevo come respinto dall’Islam e cercavo di immaginarmi un ambiente musulmano in cui mi sarei trovato a mio agio. Come musulmano, provavo vergogna. Si dice che il cattolicesimo è la religione della colpa e l’islam quella della vergogna. Si tratta di un sentimento diverso – non puoi mostrare la tua faccia o guardare le persone negli occhi sapendo di avere questi dubbi dentro. Molti giovani musulmani abbandonano la religione perché non riescono a sopportare questa doppia vita. Per questo cercavo di raccontare un mondo in cui questo non fosse un problema.”

E prosegue:
I ragazzi che vedevo indossavano sempre la loro maschera ‘da moschea’. Non avrei mai pensato che ci fossero realmente, o che ci potessero essere, dei punk musulmani, perché la mia idea di Islam era molto parziale e mono-dimensionale. Era quella che si può avere dentro una moschea. Per cui dopo aver scritto il romanzo, ho parlato con ragazzi che lo avevano letto e che, molto prima che il libro fosse pubblicato, facevano le cose che io avevo immaginato. Il ragazzo protagonista esisteva veramente. Ce n’erano a Washington, in Canada, a Chicago. dappertutto.”

Indubbiamente quel protagonista esisteva, ed è per questo che Omar Majeed, un regista canadese, ha potuto seguire la tournée del gruppo The Kominas dagli Stati Uniti fino al Pakistan, nel documentario Taqwacore: the birth of punk Islam. Il gruppo farà un concerto a Parigi la sera del 17. Di questo film e di quello tratto dal romanzo di Muhammad Knight si parla su Les Inrockuptibles.

Il Festival si può seguire anche sulla pagina di Facebook e su Twitter.

Giorgio Guzzetta

Accademico errante, residente a Roma dopo vari periodi di studio e lavoro all'estero (Stati Uniti, Inghilterra e Sudafrica). Si è occupato di letteratura italiana e comparata, globalizzazione culturale, Internet e nuovi media. Occasionalmente fa traduzioni dall'inglese e dal francese.

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